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"Oh, mio Fernando", un ricordo del Maestro Jacopucci

Mariella Spadavecchia, 10/08/2012

In breve:
"Oh, mio Fernando", un ricordo del tenore Fernando Jacopucci, recentemente scomparso


"Raro esempio di un vero tenore che mette la sua bellissima voce al servizio dell'arte”. Così il grande Mario Del Monaco scriveva, nel 1965, del suo amico e collega Fernando Jacopucci.

Il Maestro Jacopucci, nato a Tarquinia (Viterbo) il primo gennaio del 1931, si è spento un mese fa nella sua casa di Roma, dopo una lunga e penosa malattia. Una sofferenza sopportata con estrema pazienza, sempre circondato dall'amore di chi gli è rimasto accanto fino alla fine e dalla musica, sua infinita passione.

La passione per la musica, per l'opera, per il canto ha accompagnato sempre Fernando Jacopucci, tenore che ha avuto una carriera artistica fulgida che lo ha portato nei maggiori teatri italiani ed esteri e lo ha visto esibirsi accanto ai più grandi maestri. Una carriera artistica nel campo della lirica, durata un quarantennio.

Oggi, a un mese dalla sua scomparsa, la moglie Marinella ricorda il suo Fernando. E, per rendere omaggio ad un amore mai sopito, abbiamo voluto intitolare questo articolo – ricordo – “Oh, mio Fernando”, un estremo saluto che porta il nome di un'aria tratta dall'opera “La favorita” di Gaetano Donizetti.

Abbiamo la stessa età, lui ha pochi mesi più di me, mezzo anno esatto di differenza – racconta il soprano Anna Maria (Marinella) Meli - Fernando è nato il primo gennaio e io il 24 luglio dello stesso anno, 1931. Ci siamo conosciuti a 17 anni, quando studiavamo insieme, anche se in classi diverse, al conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Insieme ci siamo diplomati e nello stesso anno abbiamo debuttato, in opere e ruoli diversi, ma nello stesso periodo. Io ho esordito con Violetta nella “Traviata” verdiana al Centro Sperimentale di Spoleto. Fernando, invece, ha debuttato al Festival di Spoleto ne“L'amore delle tre melarance” di Sergej Prokofiev, nella parte del cantante ballerino, l'arlecchino. Era, quello, l'anno del debutto di un altro grande tenore, Franco Bonisolli, che in quella stessa opera interpretava il ruolo del principe. Bonisolli, che, come si dice in gergo lirico ‘aveva gli acuti in tasca', debuttò come primo tenore, mentre Fernando, che aveva una voce di un timbro bellissimo ma non era così forte negli acuti come Bonisolli, fece la parte del secondo tenore. E, nei ruoli di secondo tenore, ha sempre cantato nei maggiori teatri, con tutti i grandi dell'epoca, da Di Stefano a Del Monaco, Tebaldi, Callas, Gobbi, per citarne solo alcuni”.

Per Fernando e Marinella iniziano due carriere diverse. Ma una stessa vita. E' un legame profondo, il loro. Un'unione da cui nascono tre figli, due ragazzi e una ragazza. “Fernando ha interpretato quasi tutte le opere verdiane – ricorda il soprano Meli – da ‘ I vespri siciliani' a ‘Otello' in cui è stato uno straordinario Cassio, dal Gastone di ‘Traviata' a ‘Ernani', ‘Il trovatore'”.

E mentre ricorda i trionfi del marito, Marinella apre i cassetti pieni di foto di scena che ritraggono il suo Fernando tra i grandi dell'Olimpo della lirica. Ci sono ancora alcuni articoli di giornale… “Sono pochi, purtroppo – confida rammaricata – molti sono stati buttati via”. Peccato! Ma il ricordo è ancora vivo.

Tra le tante carte, ingiallite dal tempo, esce fuori una pagina di quotidiano che descrive Fernando Jacopucci come “Il più bel Cassio d'Italia”. Un cimelio prezioso, come quella fotografia di Mario Del Monaco in bella vista sul pianoforte con tanto di dedica autografa “A Fernando Jacopucci, raro esempio di un vero tenore che mette la sua bellissima voce al servizio dell'arte”.

Era musicalissimo – racconta ancora la signora Meli con la dolcezza che la contraddistingue – e questa sua estrema duttilità gli ha consentito d'interpretare i repertori più disparati. Ha iniziato nelle operine del Settecento, con la compagnia de I virtuosi di Roma di Fasano, facendo anche il doppio di Kraus. Ha cantato ogni genere, dal repertorio verdiano a quello pucciniano, da Monteverdi al Verismo. Ha interpretato le pagine della letteratura operistica di ogni epoca e di ogni compositore, cantando anche il genere moderno. Ha affrontato tutti i repertori dal Settecento al contemporaneo. Ruoli diversi, anche in lingue diverse. E' stato l''innocente' nel ‘Boris Godunov' di Musorgskij in lingua russa e ha cantato in tedesco nei lavori del Novecento di Alban Berg e ne ‘L'opera da tre soldi'. Una chicca, la sua parte da contraltino nei ‘Carmina Burana' di Carl Orff dove raggiungeva il re bemolle sovracuto in falsetto con estrema facilità ricevendo complimenti a non finire da tutti”.

Il Maestro Jacopucci nel corso della sua carriera è sempre stato osannato dalla critica. Tutti esaltavano la sua straordinaria musicalità e le sue doti vocali. Non è stato mai contestato e non ha mai avuto un'incertezza.

La sua ultima apparizione in pubblico è stata con “Turandot” diretta dal Maestro Daniel Oren. Interpretava il ruolo del padre della protagonista del melodramma pucciniano. Poi si è ritirato dalle scene.

Un duro colpo – racconta ancora la moglie del Maestro Jacopucci - è stato subito dalla scomparsa di nostro figlio, che ci ha lasciato all'età di 24 anni per un incidente con la moto. Oltre ad essere un grande artista, il mio Fernando è stato un grande uomo, un marito che ha amato la moglie fino alla fine e un grande padre di famiglia. Era un uomo attivo, uno sportivo, andava a caccia con suoi cani, a pesca, nuotava. Ha trasmesso la sua passione per lo sport ai figli. Il nostro figlio maggiore si è diplomato all'Isef, mentre nostra figlia si è diplomata all'Accademia di danza nazionale”.

Il tenore Fernando Jacopucci si è spento dopo una lunga e penosa malattia, una forma di ischemie continue che lo ha portato alla fine. Ma lui, come tutti i grandi, ha sopportato e accettato la sofferenza, con coraggio, umanità ed umiltà. Senza un lamento. In silenzio. Un silenzio che ha accompagnato i suoi ultimi giorni. Ma la sua voce risuonerà per sempre.

 
 
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