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Intervista al basso-baritono Simone Alaimo

Redazione Liricamente, 22/12/2011

In breve:
Proponiamo di seguito la testimonianza del basso Simone Alaimo: cantante in carriera, che da qualche anno si sta dedicando anche all'insegnamento e che prossimamente terrà dei corsi di perfezionamento a Catania, presso la Sicilia Opera Academy.


Non ci si improvvisa cantanti lirici: la professione del cantante dà sicuramente molte soddisfazioni, ma dietro le quinte di chi fa carriera ci sono tanti sacrifici, molte rinunce e la consapevolezza che non basta la voce per poter essere un professionista del canto.

Proponiamo di seguito la testimonianza del basso Simone Alaimo: cantante in carriera, che da qualche anno si sta dedicando anche all'insegnamento e che prossimamente terrà dei corsi di perfezionamento a Catania, presso la Sicilia Opera Academy.

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1) Maestro Simone Alaimo ci racconti un po' brevemente della sua carriera, dei suoi inizi.
Io sono figlio d'arte, perchè mia madre era pianista, mio padre aveva un bel colore baritonale e hanno trasmesso la passione e l'amore per la musica ai loro cinque figli.
Ho fatto degli studi umanistici: liceo classico e laurea in lettere moderne. A ventitre anni ho iniziato a insegnare e dopo un anno e mezzo di professione qualcuno ha scoperto che avevo una bella voce, musicalità, sapevo suonare il pianoforte. Ho fatto il concorso per l'ammissione all'Accademia della Scala e lì ho iniziato il mio percorso di studi triennale. Dopo il triennio ho vinto il primo Concorso Callas nel 1980 indetto dalla Rai e da lì è partita la mia carriera, perchè sono stato scritturato da subito nei teatri importanti: San Carlo di Napoli, Opera di Roma, Festival della Valle d'Itria.

Io sono allievo del maestro Celletti, che curava il Festival della Valle d'Itria. Poi ho partecipato anche al Rossini Opera Festival di Pesaro e da lì sono stato "coronato" basso rossiniano.

Il mio repertorio è oggi molto vario e vasto. Ho iniziato con Rossini, ho cantato molto Mozart, Donizetti, Verdi.
Mi son fatto le ossa con un repertorio belcantista che ha consolidato la mia tecnica.

Con il maestro Celletti ho avviato il percorso tecnico che mi ha consentito poi di fare un repertorio più impegnativo come il Poliuto di Donizetti, Simon Boccanegra, Falstaff e Attila di Verdi.
Io ho sempre studiato solo con il maestro Celletti, il mio angelo custode. Consiglio anche ai miei allievi: dovete avere un solo insegnante, perchè soprattutto all'inizio si creano degli squilibri che non sono costruttivi.

2) Quand'è che si è sentito padrone della sua tecnica di canto?
Non ci si sente mai padroni della tecnica. L'esperienza ti può portare a dire "ora sono pronto per affrontare determinate opere", ma padroni della tecnica non ci si sente mai. Per esempio, io prima di affrontare Falstaff ho maturato quella sicurezza tecnica che mi ha consentito poi di eseguirlo. Mentre lo studiavo ho constatato che effettivamente era sostenibile per il livello di preparazione che avevo maturato e ciò mi ha dato un'ulteriore sicurezza. E', però, una sicurezza umile, perchè non bisogna essere "cavalli pazzi": tutto dev'essere ponderato in base a ciò che si sa fare.
Il mio maestro naturalmente mi ha aiutato, perchè io temevo molto il ruolo di Falstaff, per le sue difficoltà tecniche e musicali, ma il maestro Celletti mi disse: "Simo' io la conosco e le propongo Falstaff perchè sono certo che la può fare. Ora tocca a lei credere in ciò che sa". La sua fiducia ha rafforzato la mia: a quel punto sono diventato padrone della tecnica che il maestro mi aveva insegnato.
Dopo 35 anni di carriera, ancora oggi studio con mia moglie, Vittoria Mazzoni, che è anche lei maestra dell'Accademia che prende il mio nome e che cura la parte tecnica.
Il mio angelo custode attuale è mia moglie, è la maestra di tecnica dei nostri ragazzi e quando devo studiare uno spartito nuovo lo studio con lei, perchè è anch'essa della scuola Celletti. Ci siamo conosciuti durante gli studi e abbiamo cantato insieme nel Festival della Valle d'Itria e ora viviamo l'un per l'altro (con dei figli in mezzo).

3) Quanto è difficile la professione del cantante lirico?
Mia moglie cantava. Dopo il primo figlio abbiamo continuato entrambe, dopo il secondo mia moglie ha detto: "Come facciamo? Io da una parte e tu da un'altra. E i bambini?" Uno dei due ha dovuto cedere. Ha smesso lei, perchè io ero più in carriera.
Tutt'oggi io ne apprezzo il gesto con grande stima nei suoi confronti, perchè ha fatto davvero un grande sacrificio in quanto aveva tutti i requisiti per poter fare una buona professione.

E' difficile la professione del cantante. Bisogna lasciare la famiglia e gli affetti per mesi e mesi. Finchè son piccoli, i bambini puoi portarli con te, ma poi devono andare a scuola e non possono più seguirti e si è costretti a rimanere lontani.
La mia professione è stata facilitata dal fatto che mia moglie conosceva quali erano gli ostacoli di questo lavoro e non si è mai lamentata, ma non tutti hanno la fortuna di accompagnarsi a chi può comprendere questi aspetti della nostra carriera.
Comunque è una professione che si può fare tranquillamente, infatti io sono oltre 35 anni che canto!

4) Immagino che anche i figli siano cresciuti in mezzo alla musica.
Si, hanno studiato musica tutti e tre, ma io non li ho mai incoraggiati e infatti i due maschi non hanno assolutamente voluto cantare. Solo la ragazza ama canticchiare, ma non la lirica. Probabilmente avranno sofferto questo andazzo di vita che ci ha isolati l'un dall'altro. Credo che i miei figli abbiano sofferto molto i miei viaggi.

5) Ora si dedica anche all'insegnamento.
Si, io e mia moglie abbiamo fondato l'Accademia Lirica Simone Alaimo a Palermo e poi terrò i corsi a Catania presso Sicilia Opera Academy.
Alcuni dei nostri allievi hanno già intrapreso la professione in giro per il mondo e questo ci rende felici.
Noi non ne guadagnamo nulla e siamo davvero felici di veder crescere i ragazzi talentuosi che seguono i nostri consigli.
Io sono molto onesto con chi studia con noi, perchè, senza offenderli, se comprendo che non ci sono le basi lo dico loro sinceramente.

Simone Alaimo, basso-baritono6) Quali sono le doti che deve avere un cantante?
Celletti diceva: "Bisogna avere un poker d'assi per fare la carriera, e gli assi sono:

  • la gestione della propria vita artistica (capire cosa è giusto fare e cosa no e saper gestire le pubbliche relazioni con i direttori, gli agenti, i registi, con l'insegnante),
  • la musicalità,
  • la teatralità, perchè noi non facciamo dischi, facciamo teatro, dobbiamo interpretare dei personaggi,
  • la voce.

Non basta la voce, devono coesistere tutte e quattro le "carte".
Nell'Accademia noi cerchiamo di rafforzare tutte e quattro queste doti.

7) Era più difficile iniziare la professione ai suoi tempi o oggi?
Nella mia chiave di basso-baritono, ai miei tempi, c'erano grandissimi cantanti come Enzo Dara, Montarsolo, Mariotti, Samuel Ramey. Era difficile per un giovane emergere. Io ho iniziato la carriera grazie al concorso Callas, perchè mi ha aperto le porte di teatri che io sognavo di calpestare.
Ho avuto il coraggio di osare e sono stato in grado di gestirmi, quindi sono riuscito a iniziare la mia strada.
Oggi purtroppo è difficile per altri motivi.
Allora c'era la meritocrazia e l'onestà del percepire il valore dei giovani che meritavano da parte dei direttori artistici dei teatri.
Oggi la meritocrazia non esiste più: vedo tanti giovani bravi, che purtroppo devono fare la fila per poter cantare e gente indegna che invece calpesta i palcoscenici di grandi teatri.

Purtroppo ci sono le agenzie che non hanno nemmeno la minima idea di quello che dovrebbe fare davvero un'agenzia, cioè accompagnare il cantante nella sua carriera, invece l'obiettivo dell'agente di oggi è solo il mero guadagno. Fanno e disfano come vogliono, ma soprattutto fanno danni.
E' più difficile per i ragazzi validi farsi strada, perchè cantano cani e porci, basta che abbiano una raccomandazione.
Io sono stato nella commissione di numerosi concorsi e devo dire che ho percepito la "sporcizia" che regnava. C'erano insegnanti che avevano i loro allievi in concorso!
Quando io ho iniziato il mio concorso, due anni fa, il Primo Concorso Internazionale Il Bel Canto Simone Alaimo, essendo io presidente, prima di iniziare la manifestazione, ho detto agli altri commissari: "Desidero che il mio concorso sia pulito. Io stesso ho fatto concorsi di canto e ho assistito ad altri in giuria, questo concorso dev'essere meritocratico."

Diceva Celletti: "Le raccomandazioni servono a poco, perchè alle 9,00 di sera, anche il raccomandato deve affrontare il palcoscenico e se non è bravo, non va sicuramente avanti."

8) Com'è cambiato quindi il mondo dell'opera negli ultimi trent'anni?
E' cambiato in peggio. Quando ho iniziato io c'era più sincerità.

9) Ho intervistato anche altri cantanti che ormai non sono più in carriera e più volte mi hanno detto: "oggi non si tiene più conto della tradizione e il teatro d'opera non è più come una volta, per questo il grande pubblico deserta i teatri, perchè non si emozione più come una volta". Lei cosa ne pensa?
Sicuramente rispetto quanto hanno detto i miei colleghi. Devo però capire meglio cosa si intende per "tradizione", perchè le tradizioni musicali concordo che debbano essere rispettate. Il passato è la base per costruire il presente. Se per tradizione si intende qualcos'altro, invece ho qualche dubbio.

10) Forse si riferiscono alla perdita del fraseggio legato al valore della parola.
Si, in questo concordo. La Callas lavorava sulla parola e cantava sulla parola. Faceva capire quello che voleva dire e la gente si emozionava.
Nel mio repertorio, quello rossiniano di coloratura, invece si sentivano cose allucinanti, perchè non scandivano per niente le agilità: anzichè fare le quartine, facevano solo una nota!
Anche nel passato quindi c'erano cose buone e meno buone. Nell'uno e nell'altro non si può essere netti.
Oggi il cantante è meno sensibile nel fraseggio, ma è molto più consapevole musicalmente. Una volta i direttori d'orchestra nelle prove di sala studiavano molto musicalmente con gli artisti. Oggi non c'è tempo per fare tutto quel lavoro e ricercano quindi cantanti già preparati. Devo dire, purtroppo, che gli stranieri sono più preparati di noi.

Abbiamo purtroppo dei conservatori che non funzionano, con insegnanti di canto allucinanti. Alcuni addirittura non hanno mai cantato e pretendono di insegnare agli altri!
Oggi tutto si è spostato sul materialismo, purtroppo.

11) Cosa possiamo fare per diffondere la cultura musicale e la cultura dell'opera lirica?
Noi insegnanti possiamo prima di tutto essere onesti con noi stessi, perchè dobbiamo sapere cosa dire agli altri, ai poveri ragazzi che pendono dalle nostre labbra. Noi dobbiamo sapere dire le cose sane, non insegnare solo per denaro.
Un altro modo per promuovere la cultura della lirica, dobbiamo portare i giovani all'opera e aiutare i giovani a cantare nei teatri.

12) Qual è il peggior difetto e il miglior pregio di Simone Alaimo?
Dico sempre la verità in faccia: può essere sia un difetto sia un pregio.
Dicendo la verità purtroppo delle volte ne ho pagato le conseguenze, d'altro canto, dicendo il vero, chi lo sa apprezzare lo considera una virtù.

 
 
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