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Risposte per il messaggio:
Riccardo Muti lascia l'Opera di Roma, cosa ne pensi?

 

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  • Autore: Alessandra, 23/09/2014

  • Ciao, cosa ne pensate della recente notizia relativa al fatto che Riccardo Muti ha lasciato l'Opera di Roma a causa dei continui scioperi?
  • Autore: Tito, 24/09/2014

  • Per me ha fatto bene! Se non ci sono le condizioni di lavorare bene a causa degli scioperi meglio andare altrove. Questo sarà un colpo ferale per l'Opera di Roma e la colpa è tutta dei sindacati e di chi li segue: la ricetta è mandarli tutti a casa e assumere giovani con voglia di fare!
  • Autore: Amelia Gianni, 24/09/2014

  • Penso che abbia fatto benissimo! Non si può continuare a sottostare ai diktat dei sindacati che alla fine fanno gli interessi di orchestre dall'Est che, alcune pur buone, non sono mai all'altezza delle nostre, soprattutto se dirette da Muti.
  • Autore: Manlio Mirabile, 24/09/2014

  • L'abbandono del Mº Muti lascia amareggiati ma non sorpresi né muti. Quel suo elegante e forse sofferto addio all'Opera di Roma è la testimonianza del fallimento delle politiche riguardanti le fondazioni liriche. Fallimento non solo degli organi di governo, ma sopratutto dei sindacati. Voraci, rapaci, insolenti, fuori del loro tempo, ultimo attrezzo ginnico in una palestra ormai decrepita, sono incapaci di capire le mutazioni del tempo vivendo ancora in un'epoca arcaica. L'inganno dei falsi certificati di malattia, la idiota presunzione di esigere indennità per disagiate condizioni di lavoro o distacco dal luogo di lavoro contrattuale, la perniciosa protervia con cui di fatto una minoranza impone comportamenti irresponsabili alla maggioranza, sono sintomi di un cancro ormai pervasivo. Per risorgere occorre morire. Occorre licenziare tutti, fermarsi per riflettere e ripensare, e ripartire con regole nuove e poteri dei sindacati di difesa di diritti giusti e non poteri di veto, e poteri agli organi di governo nel difendere la dignità dell'istituto da velleità farlocche di primi o secondi violini. E in una nuova organizzazione occorrerebbe rivedere la natura giuridica nei nuovi organismi e i contratti di lavoro anche con i cantanti non dipendenti. L'Opera lirica appare una gratificazione dello Stato, ormai esausto, e non invece un servizio offerto da imprenditori che investono e ne attendono giusti ritorni. Se esistono le case discografiche che offrono beni tangibili e non sono in perdita, se esistono produttori cinematografici che offrono spettacoli anche scadenti e non falliscono, vuol dire che forme giuridiche analoghe alle SpA possono essere concepite anche per sostituire le fondazioni. Verrebbe da chiedersi dove sono imprenditori disposti a investire in produzioni di spettacoli lirici. Vero! E la risposta ci sarebbe e sarebbe non difficile. Ma su questo e sul ruolo dei fondi europei e dello Stato, mi propongo di tornarci, se mi sarà consentito.
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